| Milano
Dalla UE il monito all’Italia: adeguarsi subito alla Direttiva europea sulla sperimentazione animale
Mentre si attende l’avvio della fase di appello del processo Green Hill al tribunale di Brescia il 23 febbraio, dall’Unione Europea è in arrivo per l’Italia l’obbligo di adeguamento alla Direttiva europea sulla protezione degli animali da laboratorio (Direttiva 63/2010/UE), pena l’imposizione di pesanti sanzioni.
Il monito di Bruxelles giunge in seguito all’introduzione, da parte del Parlamento italiano, di un articolo nel decreto legislativo n. 26/2014 in base al quale non è più possibile allevare cani da laboratorio in Italia. Il paradosso italiano e che i cani si possono utilizzare per la ricerca biomedica, ma non si possono allevare (fatto invece possibile in tutto il resto d’Europa). Il recepimento restrittivo italiano non è tuttavia consentito nel recepimento delle Direttive europee e l’Unione Europea impone ora all’Italia l’obbligo di adeguamento, pena l’avvio di una procedura di infrazione. L’errato recepimento della direttiva è stato la causa della mancata ripresa dopo il dissequestro delle attività dell’allevamento di cani beagle di Green Hill a Montichiari (Brescia). L’allevamento, che fa capo a Marshall Bioresources, è stato fortemente penalizzato dall’impossibilità di riprendere la propria attività. Green Hill era considerato a livello europeo una piccola eccellenza del settore, con una quota di export pari al 90%.